La correttezza dell’amministrazione dei beni della Chiesa è un’esigenza di testimonianza evangelica. Essa consiste nel fare in modo che l’uso dei beni e la loro gestione siano coerenti con la missione della parrocchia. È promossa e garantita dalla condivisione della responsabilità, in ultimo in capo al parroco, tra soggetti diversi, che tramite il confronto, anche dialettico, possono arrivare alla soluzione più adeguata ed esercitare una funzione di controllo reciproco.
La cartina al tornasole, che può rivelare la presenza di una corretta amministrazione, è data dalla trasparenza, ovvero dalla capacità di dare spiegazione a tutti coloro che ne hanno interesse di come vengono amministrati i beni della Chiesa. La trasparenza presuppone la rendicontazione periodica, rendicontazione che è esplicitamente richiesta agli amministratori dalla disciplina canonica. Rendere conto, se da un lato è uno strumento che attua la trasparenza,dall’altro è un’attività che promuove la corresponsabilità. Concretamente si dovrà prevedere un duplice rendiconto: gli amministratori della parrocchia dovranno infatti rendere conto da un lato all’ordinario diocesano e dell’altro ai fedeli. Il rendiconto non è un mero documento contabile, ma ha una sua valenza pastorale. Richiede infatti una serie di valutazioni che comportano un discernimento sul rapporto tra le risorse impiegate e i fini ecclesiali a cui sono indirizzate. Il rendere conto prende la forma concreta del bilancio consultivo e preventivo.
(fonte: www.sovvenire.chiesacattolica.it)