Una “spremuta” di arance, di correttezza e di lealtà
Una tradizione che sa di storia. Un’usanza che riecheggia da un mondo passato.
E’ la caratteristica, coinvolgente e spettacolare Battaglia delle arance che anima la cittadina piemontese di Ivrea per tre giorni, dall’ultima domenica di Carnevale al Martedì Grasso. Un evento che, per la sua singolarità, richiama turisti da ogni parte del mondo. Una tradizione che discende da un indissolubile intreccio tra storia e leggende di epoca medievale.
Durante la battaglia, nove squadre di aranceri a piedi, dislocati nelle diverse piazze della città, combattono contro gli aranceri sui carri. Questi ultimi, divisi in pariglie (trainati da due cavalli) e quadriglie (trainati da quattro cavalli), attraversano le piazze per pochi minuti. L’ardore in battaglia, la correttezza nei tiri, la qualità degli allestimenti dei carri e dei finimenti dei cavalli sono oggetto di valutazione per la definizione delle classifiche finali.
La ricostruita atmosfera di oltre ottocento anni fa è intrisa di forza, energia, vigore e soprattutto audacia. Gli stessi valori che animarono l’evento da cui discende la manifestazione eporediese: la ribellione dei sudditi contro i soprusi e le violenze del Marchese di Monferrato. Secondo la leggenda, l’episodio che scatenò la rivolta fu il gesto eroico di Violetta, una giovane sposa figlia di un mugnaio. Violetta si rifiutò di sottostare allo jus primae noctis, unaregola medievale che autorizzava il signore feudale a sostituirsi allo sposo durante la prima notte di nozze. Ribellatasi all’ingiusta legge imposta dal Marchese, Violetta lo uccise con la sua stessa spada scatenando la rivolta popolare.
Oggi, la Battaglia delle arance tra il popolo, rappresentato dagli arancieri a piedi che combattono senza protezione, e i tiranni, rappresentati dagli arancieri con i caschi di cuoio sui carri, si ripete per rivendicare l’importanza della libertà e dell’indipendenza. Cittadini e turisti scendono in piazza indossando il Berretto Frigio, un cappello rosso a forma di calza, in segno di rivendicazione della libertà e di adesione alla lotta contro i soprusi.
Da sottolineare è il messaggio educativo della manifestazione. Nonostante i suoi caratteri irruenti e impetuosi, la battaglia si svolge nel segno della lealtà e del rispetto delle regole. Durante gli “scontri”, spesso gli avversari si stringono la mano in segno di sportività e di riconoscimento del coraggio e della abilità altrui.
Una “spremuta” di correttezza e di lealtà, non solo di arance.