Giovani: l’importanza dei social e il dialogo con la Chiesa
”Siamo ostaggi di una rete che non prende pesci ma prende noi’‘ , così recita Enrico Nigiotti nel suo testo intitolato ”Nonno Hollwood”, portato quest’anno al festival di Sanremo. E pensandoci, in fondo..è proprio così!
Al giorno d’oggi, quando si parla del mondo giovanile, si fa principalmente riferimento alla questione ”social network” da cui, ormai, quasi tutti i ragazzi sono presi.
Questi nuovi mezzi di comunicazione stanno inevitabilmente sostituendo in un nuovo modo il dialogo tra i giovani: basta digitare le parole sulla tastiera del nostro smartphone e…’ ‘invio, il tuo messaggio è stato spedito”. Sul tema del dialogo e della comunicazione si tende sempre ad attribuire colpe e responsabilità ai giovani, ma perchè? Anche gli adulti si comportano così! Basta pensare che il primo pensiero di molti al mattino è quello di prendere il telefono in mano per vedere chi ci ha scritto e il primo messaggio che trovamo è il ”Buongiorno” della zia o della nonna accompagnato da tante faccine irritanti ma simpatiche o addirittura video musicali che avrebbero la pretesa di rallegrare la nostra giornata. Quindi, genitori, non sorprendetevi se i vostri figli usano spesso in modo inappropiato la tecnologia, infondo sono il vostro specchio!!!
E’ chiaro che non tutti utilizzano le tecnologie in modo inappropiato. C’è chi ad esempio utilizza il computer o i social per lavoro, chi per semplice passatempo o per fare delle ricerche. E’ importante, però, non farne uso spropositato poichè si portebbe andare incontro a numerosi problemi di salute ”..perseverare diabolicum est”.
Quando si parla di dialogo tra i giovani è anche utile affrontare il rapporto che intercorre tra questi ultimi e la chiesa. Ma il dialogo tra i giovani e la chiesa è vivo o sta lentamente morendo?
Quasi mai questo argomento è tema di dialogo nelle famiglie eppure c’è chi, come Papa Francesco, tenta di parlarne. Attualmente è come se le parrocchie si stessero abituando a fare a meno dei giovani e spesso sembra che non sentano il bisogno di rimediarvi. Si vive sempre più con generazioni di giovani che riescono a vivere senza Dio e senza la Chiesa.
I giovani e giovanissimi sono semplicemente (dis)educati dai propri gentori rispetto alla fede ed i sacramenti.
Gli stessi che portano la domenica i propri figli in chiesa per la Messa, ma non hanno portato la chiesa e l’insegnamento di Gesù ai loro figli. Ed infine gli stessi che hanno favorito l’insegnamento della religione ma l’hanno ridotta ad una semplice materia scolastica, proprio come diceva un docente di teologia dell’Università Urbania di Roma.
Alla luce di quanto detto bisogna sottolineare che forse il problema di questa carenza di interesse dei giovani verso la chiesa sarebbe anche da attribuire alle famiglie ed alle istituzioni e tutto riconduce ad una sola responsabilità collettiva. Ognuno di noi inconsapevolmente occupa un posto nel mondo, un posto nella società, nel nostro paese e che spesso non sente di avere. Ed invece è proprio così. Siamo noi il nostro futuro, siamo noi che ce lo creiamo con le nostre mani, tutti i giorni, anche se spesso non ci risulta. E’ nostra la colpa se il sistema che aleggia nel nostro paese non funziona e se i giovani che fanno parte di questa società sono condannati all’ignoranza. Sì, all’ignoranza. Perchè oggi ci piace dare importanza alla superficialità e non alla profondità, al valore. Si dà importanza suprema al denaro, ai soldi che per quanto si dica “possano fare la felicità”, contribuiscono solo ad un soddisfacimento del momento e non a creare un valore come l’amore destinato a vivere nel tempo. Si dà importanza alla moda e tutti la seguiamo diventando così specchi che non riflettono. Siamo la società che si demoralizza per il vetro del cellulare rotto ma che quando distrugge il prossimo nemmeno se ne accorge. La stessa società dell’autolesionismo e dell’alcool, dei ragazzini che fumano e dei più grandi nel giro della droga. Siamo il popolo più avanzato che però sta regredendo sempre più.
Allora, come diceva Massimo Bisotti nel suo celebre libro intitolato ”fotogrammi dell’anima” – ”LA PIU’ GRANDE RIVOLUZIONE , E L’UNICA POSSIBILE , E’ QUELLA INTERIORE: PARTE DA NOI STESSI. Se c’è una possibilità di cambiamento nel mondo, è solo quella di ricostruire prima di tutto il nostro”.