L’EUROPA, UNA SFIDA!
L’Europa è davanti ad una sfida: diventare una “culla” culturale che faccia fronte al vuoto che si è creato anche per responsabilità proprie dell’Europa stessa.
E in questo il compito e la responsabilità della Chiesa e dei cristiani è quello di riportare con forza al centro delle scelte degli stati e degli organismi europei quell’umanesimo cristiano, un tempo collante del Vecchio Continente, fondato sul valore inalienabile della persona umana, che noi riconosciamo quale immagine di Dio, e sul valore della solidarietà.
Registriamo indubbiamente nelle scelte politiche dei singoli paesi e nella stessa Europa molti egoismi, che stanno spingendo a chiusure e a barricate anacronistiche. I vecchi nazionalismi sembrano ritornare in auge, complici un po’ tutti noi che siamo diventati dimentichi del grande pericolo che essi sono stati per le generazioni passate.
La xenofobia è stata definitivamente sdoganata e la paura dello straniero – che viene visto come invasore, usurpatore, terrorista – è la nuova bussola che condiziona a più livelli, da quello della gente comune a quello delle organizzazioni intermedie, fino a quello delle istituzioni.
Il banco di prova dell’Europa è stato – a mio avviso – il flusso migratorio, che, pur essendo un fenomeno strutturale, in questi anni si è accentuato maggiormente per le condizioni di povertà e di guerra nei paesi di provenienza. L’Europa non ha saputo offrire tempestive, chiare e ferme risposte per gestire l’emergenza, lasciando alcuni Paesi dell’Unione soli nella risoluzione dei tanti problemi che l’immigrazione apre dinanzi, primo fra tutti la crisi umanitaria che essa comporta.
Le migrazioni certamente vanno regolate, ma al tempo stesso non si può e non si deve rinunciare – come cristiani – a seminare quei valori fondativi della nostre fede, quali l’ospitalità, il rispetto dell’uomo, la solidarietà, la sussidiarietà, il primato del bene comune. La voce del Papa è molto esplicita e soprattutto molto forte, non altrettanto quella dei vescovi e dei cristiani, che addirittura stanno spostando la loro preferenza elettorale su partiti di estrema destra, che negano di fatto i valori dell’umanesimo cristiano.
Nuove figure di spicco e di elevata statura morale ed intellettuale sono necessarie per recuperare quella lungimiranza che i padri fondatori dell’Unione Europea hanno esercitato in
un tempo di grande crisi, economica, umanitaria, sociale e politica.
La nostra comunità cristiana ha anch’essa il dovere di un investimento “sano” su uomini e donne che, formandosi alla scuola del Vangelo, sappiano con coerenza e con coraggio tradurre in scelte politiche, concrete e nuove, gli impulsi dello Spirito, che ci spinge a guardare sempre avanti, oltre e in alto.