Siamo a Gerico, a due passi da Gerusalemme, quindi vicini al luogo dove Gesù porterà a compimento la sua missione. Nonostante la tensione interiore di Gesù verso quell’obiettivo sia indubbiamente e verosimilmente alta, egli si ferma dinanzi al grido di uno di quei tanti che vivono ai bordi della vita, a volte guardati con sospetto e altre volte neppure visti perché ritenuti invisibili.
Questa “fermata” imprevista non segna un ritardo sulla tabella di marcia, ma getta luce sul senso profondo della missione di Gesù: offrire a tutti, non indistintamente, ma “volto per volto”, partendo proprio da quelli che don Tonino Bello chiamava i “drop out”, gli scarti della società, la salvezza come pienezza di vita e di felicità.
A noi Gesù chiede di fare altrettanto: di non correre sempre perché presi dalle mille cose da fare, da raggiungere, da accumulare, ma di fermarci ad ascoltare le richieste nascoste e legittime di mia moglie o di mio marito che si sente trascurato, o a cogliere le speranze, i sogni e i disagi dei nostri figli e dei genitori in generale, o di fermarci a far memoria con i nostri anziani dei tempi che furono, tempi che faremmo bene a considerare non come passati, ma come maestri per il presente e il futuro, oppure, infine, a soccorrere il grido di dolore di chi non è nessuno agli occhi del mondo.
Il cieco grida e invoca misericordia da Gesù, ma egli, pur fermandosi, non si accosta in prima persona, manda piuttosto quelli che lo seguono. Potrebbe sembrare strano questo atteggiamento, ma ha senso se si considera che manda a chiamare Bartimeo proprio coloro che poco prima “lo rimproveravano perché tacesse”. È un grande provocatore Gesù non solo perché si ferma per un “drop out”, ma anche perché coinvolge proprio quelli che erano scettici e distanti, sprezzanti e insensibili a sporcarsi le mani con quell’uomo.
È come se Gesù volesse indicarci che solo entrando nella vita degli altri, solo conoscendo personalmente le sofferenze e le speranze che abitano il cuore, solo vivendo a fianco di chi fa fatica a vivere, solo allora possono cadere i pregiudizi che ci bloccano così tanto e che fanno trincerare nelle nostre paure.
Solo quando tocchiamo con mano il grido dei poveri, possiamo ripetere le parole della grazia: “Coraggio! Alzati! Ti chiama”.
Un ultimo particolare colpisce ed è la domanda che egli pone al cieco di Gerico: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. È la stessa domanda che domenica scorsa abbiamo sentito rivolgere a Giacomo e Giovanni. A loro – di fronte alla richiesta dei primi posti – egli risponde di no, oggi a Bartimeo, che gli chiede la vista e la luce, egli risponde di sì. Non è un Dio che dice di sì a tutto: non ogni cosa è giusta ai suoi occhi. Il no di Dio è all’arroganza, alla prevaricazione sull’altro, alla vendetta: il suo no è sempre assicurato in questi ambiti!