Il Vangelo di questa domenica si apre con un atteggiamento di intransigenza: il discepolo Giovanni, quello che nel IV vangelo è chiamato il discepolo amato, riporta di aver visto uno che scacciava demóni nel suo nome e di averglielo voluto impedire perché non era del gruppo dei discepoli. Non seguendo direttamente Gesù, pensa Giovanni, quel tale non ha diritto a fare del bene nel nome di Gesù. Il Maestro, invece, ha una mentalità molto più larga: anche chi non è proprio del nostro ambito ha la possibilità di operare bene e il Cristo dà la ricompensa a tutti quelli che in un modo o nell’altro operano il bene.
Questo episodio di Giovanni “integralista“ è anticipato nella prima lettura da un racconto similare, tratto dal libro dei Numeri: il giovane Giosuè vorrebbe che Mosé impedisca a due anziani, che non si erano recati nella tenda, di profetizzare. Anche in questo caso, di fronte a questo atteggiamento integralista del futuro condottiero di Israele, Mosé risponde a tono: “Sei geloso tu per me?“, cioè “Di cosa ti preoccupi? Hai paura che mi portino via il posto?“ e chiosa il tutto con un desiderio: “Magari tutti fossero profeti nel popolo del Signore“, in altri termini, “Se lo spirito fosse dato a tutti e tutti potessero impegnarsi nel bene, sarebbe l’ideale“. È una visione profetica grandiosa che prospetta un dono dello Spirito a tutta l’umanità, in modo che tutti possono impegnarsi nel bene.
Il pericolo della religione è sempre quello di chiudersi in un piccolo gruppo (di amici!): Giovanni e Giosuè rischiano di essere chiusi nel loro piccolo gruppo religioso e preoccupati che altri non facciano quello che tocca fare a loro. Lo stile di Dio è, invece, quello dell’apertura e di un dono universale dello Spirito.
Dinanzi a tale atteggiamento integralista Gesù propone ai discepoli un percorso rigoroso, quasi a dire – come dice in un altro luogo – che prima di togliere la pagliuzza negli occhi degli altri bisogna togliere la trave che è nei propri occhi. Li invita, infatti, a dare un taglio alle cose negative che sono dentro il proprio cuore. Piuttosto che preoccuparsi di tagliare fuori quelli che non appartengono a noi, alla nostra cerchia, al nostro gruppo, bisogna adoperarsi a guardarsi dentro e a tagliare ciò che in noi crea scandalo a quelli di fuori. Se ci sono delle realtà della tua vita che ti impediscono di accogliere la proposta e lo stile di Gesù, cioè del regno di Dio, allora è urgente dare un taglio per non scandalizzare i piccoli, che possono essere – visto il contesto – proprio quelli che sono lontani da Dio e tuttavia provano a vivere una vita buona. È l’ora di decidersi!