Anche la figura del giovane Giuseppe è esemplare per noi che viviamo l’attesa del Signore che viene e che verrà nella gloria. Guardando a Giuseppe e alla sua capacità di vivere il primo Avvento del Signore, impariamo anche noi quali sentieri percorrere.
Un primo elemento che spicca nella personalità di Giuseppe è quell’aggettivo che Matteo usa per presentarcelo, “giusto”. Egli non è giusto perchè rispetta la Legge, ma perchè vuole ciò che vuole Dio, ossia il bene dell’altro, la sua salvezza. E questo emerge sin dal suo primo approccio a Maria e alla situazione sconcertante che si era venuta a creare: “pensò di ripudiarla in segreto”, ossia facendo risultare sua – e non di Maria – la decisione di rompere il matrimonio. Questo le avrebbe salvato la vita dalla lapidazione. Giuseppe sa di avere ragione, di essere dalla parte del varo e sa che Maria lo ha ingannato e tradito: eppure egli sa andare oltre i suoi sentimenti e non infierisce su colei che ai suoi occhi aveva sbagliato. Essere giusti non significa infierire sugli sbagli degli altri, solo perchè si ha ragione; essere giusti significa salvare chi ha sbagliato. Un Natale senza perdono è un’occasione perduta per crescere nella giustizia di Dio.
Un secondo elemento che rende Giuseppe un modello per noi è la sua fede fiduciale in Dio: “quando si destò dal sonno, … fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Giuseppe si fida di Dio e si affida a lui con “l’obbedienza della fede”. Non vede chiaro, non capisce tutto, non sa bene che cosa comporterà quello che Dio gli sta chiedendo, eppure agisce in obbedienza al Signore: dà credito alla Sua Parola, “getta le sue reti sulla Parola del Signore”, come avrebbe fatto Pietro più tardi e come siamo chiamati a far sempre anche noi. Il Vangelo non si realizza tanto spesso in mezzo a noi non perchè sia un’utopia, ma perchè noi non diamo sufficiente credito alla Sua proposta, non ci mettiamo in gioco seriamente con Lui, non abbandoniamo le nostre sicurezze e le nostre forze per confidare nella potenza della sua Parola. Un Natale senza l’obbedienza della fede è un’occasione perduta per diventare primizia di umanità nuova.
Un ultimo tratto che mi piace sottolineare è espresso dalla conclusione della pagina: “prese con sé la sua sposa”. Giuseppe comprende e decide di doversi spendere non già per i propri sogni soltanto, ma per progetti più grandi e con una ricaduta più ampia. Non pensa solo a sé, ma decide di pensare anche agli altri. Giuseppe ci indica una via, poco battuta da molti oggi: quella cioè di uscire dal privato comodo e rassicurante e di vivere con coraggio la passione per il bene comune, per una giustizia per tutti, per la solidarietà possibile, per un’accoglienza irrinunciabile. Giuseppe ha rischiato molto “prendendo con sé” Maria: ha messo in pericolo la sua pace e la sua tranquillità, ma ha guadagnato molto di più, ha ricevuto Colui che è la vera Pace, Cristo Gesù. Un Natale senza la passione per gli altri e per il bene comune è un’occasione perduta per accogliere Cristo nella nostra vita.