“Ecco, arriva il tuo Salvatore”. Questa parola del profeta è realizzata per noi e per tutti: “oggi è nato per noi il Salvatore”, Gesù il Cristo. È Natale ancora una volta, sia pure nel “mistero”, è ancora una volta aperta per noi la porta della salvezza, è offerta instancabilmente a tutti noi un’occasione nuova per rimetterci in piedi e procedere sicuri verso la salvezza.
“Tu sarai chiamata… Città non abbandonata“, conclude il profeta nella prima lettura odierna.
È Natale per dirci l’un l’altro che Dio non ci ha abbandonato, ma nella sua misericordia a tutti è venuto incontro offrendoci il Figlio suo. A noi cristiani tocca oggi più che mai la profezia della speranza: a noi tocca ripetere a tutti di non disperare. Quel bambino è una certezza: Dio non ci ha abbandonati, ma in Gesù è in mezzo a noi e accompagna la storia attraverso lo Spirito Santo e gli uomini e le donne che si rendono disponibili allo Spirito. Come l’angelo a Betlemme questa notte ho detto ai pastori, così noi vogliamo dire a tutti: “Non temete, non perdetevi d’animo, i tempi difficili che viviamo sono illuminati dalla luce vera, che mai nessuno potrà sopraffare”.
“Egli ci ha salvato non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. In Gesù tocchiamo con mano la gratuità dell’amore del Padre per noi. La nostra salvezza non dipende da noi, ma da lui e dalla sua misericordia verso di noi. Non ci stancheremo mai di ripetere questo
annuncio: la salvezza è grazia, è dono gratuito, che ci chiede solo di essere accolta e vissuta nella stessa gratuità. Se siamo stati e siamo sempre salvati per la sua misericordia, quale potrà essere il nostro stile, il nostro impegno, il nostro costante desiderio, se non quello di essere misericordiosi verso i fratelli, vicini e lontani? Non accada che quella misericordia che abbondantemente e gratuitamente ci è stata riversata non passi ad altri, ma rimanga trattenuta in noi!
“Andiamo fino a Betlemme“, dicono i pastori l’uno all’altro. “Vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere“. È necessario ritornare continuamente a Betlemme per re-imparare Dio, che si è fatto bambino per mostrarci quale sia la via da percorrere per essere figli suoi: la via dell’umiltà e la via dell’accoglienza. È umile chi sa comprendere le debolezze del fratello, chi accoglie anche chi ha sbagliato, chi sa perdonare anche le offese più gravi, chi guarda tutti, anche i peccatori più incalliti, con gli occhi sorridenti di un bambino, del bambino Gesù.