La festa, che oggi celebriamo in comunione con tutta la Chiesa sparsa sulla terra, ha indubbiamente Maria in eminente considerazione, ma questa rimane tuttavia sullo sfondo poiché chi celebriamo in realtà oggi è Colui che “ha fatto grandi cose“ in lei e per lei.
E tra le grandi cose che Dio ha compiuto in lei è da annoverare la sua Immacolata Concezione. Dio, come lascia chiaramente intendere l’angelo al momento del saluto, da sempre ha ricolmato di grazia Maria, preservandola da ogni macchia di peccato, e ciò “in previsione della morte“ del Figlio, come abbiamo pregato nella Colletta.
L’immacolata Concezione di Maria è, così, strettamente legata al mistero della Redenzione, operato da Cristo. Infatti, il Padre ha preservato Maria da ogni macchia di peccato non solo per preparare “una degna dimora” per il suo Figlio, ma anche perché noi potessimo già contemplare il destino e la meta che ci attende tutti, in virtù della morte di Cristo, cioè diventare “santi e immacolati di fronte a lui nella carità“. Guardando oggi a Maria, quindi, esultiamo di grande gioia perché lei vediamo la condizione a cui siamo chiamati tutti noi, che siamo stati redenti dal sangue di Cristo.
Alla chiamata di Dio risuonata in quella casa di Nazaret, una chiamata che veniva dall’eternità, Maria risponde con un ECCOMI, un sì carico di tante sfaccettature. È il modello del sì che anche noi siamo chiamati a pronunciare per progredire sulla via che ci rende “santi ed Immacolati”. Questo sì di Maria ha almeno tre caratteristiche:
È un SÌ LIBERO. Emerge con chiarezza dal racconto questo tratto nel momento in cui Maria s’interroga, indaga il mistero, interesse un dialogo serrato con il messo celeste.
Dio, scegliendoci e chiamandoci dall’eternità, non annulla la nostra libertà, che anzi da Lui è costantemente chiamata in causa. Una fede che non si esercita nella libertà non è una fede evangelica. E la fede confermata dalla e nella libertà è una fede che non si fa abitudine, ma sequela coraggiosa e faticosa ogni giorno. Una fede esercitata nella libertà è una fede responsabile, capace cioè di rispondere agli appelli di Dio ogni giorno.
Il SÌ di Maria è anche un SÌ IMPEGNATIVO, nel senso che impegna tutta la sua vita. Non è una adesione per una stagione della vita, ma è un SÌ per sempre, è un consegnarsi totalmente, ad imitazione di quella povera vedova del Vangelo, che, al tempio di Gerusalemme, consegnò quei due spiccioli, cioè “tutto quanto aveva per vivere”. UN SÌ part-time, fintanto che mi conviene o fintanto che ci sono le condizioni a me favorevoli, è un sì fasullo, vuoto, che produce intorno a sé solo sterilità.
Infine, il SÌ di Maria è GIOIOSO. Ce lo suggerisce ancora una volta il testo lucano. Quando Maria risponde all’angelo, l’evangelista Luca mette sulle sue labbra un verbo coniugato con un “modo” verbale greco particolare, che esprime il desiderio e la gioia. Alla lettera il testo dice: “Non vedo l’ora che avvenga per me secondo la tua parola”. Un sì pronunciato senza gioia è una contraddizione e, secondo la parola di Paolo, “Dio ama chi dona con gioia”. Maria, pur riconoscendo e vivendo la fatica del credere e dell’aderire alla volontà di Dio, pur sperimentando la gravosità di un SÌ per sempre, tuttavia pronuncia il suo SÌ con gioia, perché ella sa che “il Signore è con lei” e che “suo bastone e suo vincastro” è il pastore di Israele.