La festa del Battesimo del Signore conclude il tempo del Natale, il tempo dell’Epifania di Dio in mezzo a noi. Oggi contempliamo non più un bambino avvolto in fasce, ma un uomo maturo che nella sua prima apparizione pubblica, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazaret, compie un atto molto particolare: egli che è il Puro, il Santo, Colui che ha condiviso tutto della natura umana, eccetto il peccato, si fa immergere da Giovanni il Battista nelle acque del fiume Giordano.
L’evangelista Luca sottolinea che Gesù compie questa immersione insieme a “tutto il popolo”: cioè solidale a quel popolo, uomo come tutti gli altri, mescolato alla folla anonima, in fila tra uomini e donne senza alcuna volontà di distinzione dai peccatori, Gesù si fa immergere da Giovanni ad
esprimere ancora una volta che Egli è a favore di tutti coloro che credono nella misericordia di Dio e si lasciano convertire.
Dunque, il primo atto della vita pubblica di Gesù non è una predicazione, non un miracolo, non qualcosa che potesse meravigliare i presenti, ma un gesto di umiltà, di sottomissione a Dio e di totale solidarietà con i fratelli peccatori. Ecco l’Epifania di Dio!
Luca annota, inoltre, che, mentre Gesù è in preghiera dopo il Battesimo, viene consacrato Messia dallo Spirito santo e riconosciuto dal Padre quale era ed è veramente, cioè il Figlio amato, il Figlio del compiacimento del Padre. È interessante notare questa successione proposta da Luca, quasi a
suggerirci che proprio perchè Gesù si è fatto fratello, in particolare dei peccatori, si è immerso profondamente nella nostra miseria ed umanità, proprio per questo il Padre ha riconosciuto in Lui il Figlio dell’eternità. Quindi, proprio perchè Figlio di Dio, si è fatto fratello di ogni uomo immerso nelle acque del peccato. Proprio perchè Unto dallo Spirito santo, è venuto a consolare il suo popolo. Questo indica una strada anche per noi: nella misura in cui sappiamo condividere le sorti dei fratelli, in particolare quelle degli ultimi e degli scartati, mostriamo anche noi di essere quei figli adottivi e amati, quali siamo diventati per mezzo di Gesù nel Battesimo.
La sua discesa nelle acque della nostra umanità, bella ma imperfetta, con grandi potenzialità ma decaduta per il peccato, ha tuttavia un fine “ulteriore”: non solo per solidarizzare con noi egli scende nel Giordano, ma perchè noi fossi innalzati e accolti nella sua dimora. Dio si è fatto uomo, perchè l’uomo possa essere Dio! Ogni anno il Sabato santo, nell’Ufficio delle Letture, ascoltiamo Gesù che, disceso agli inferi, si rivolge ad Adamo dicendogli: “Sorgi, allontaniamoci di qui! Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ti colloco sul trono celeste… Ora faccio sì che i cherubini ti adorino quasi come dio, anche se non sei dio… È preparato per te dai secoli eterni il regno dei cieli”.