È una notte di grandi e lieti annunci quella che stiamo attraversando. Proprio nella notte rifulge per tutti gli uomini che Dio ama la “grande luce“, Gesù Cristo, figlio di Dio. Egli è “la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere
in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”.
Uniamoci anche noi al coro degli angeli per cantare non solo con la voce, ma anche con la nostra vita, la gloria di Dio, che è l’uomo vivente, l’uomo redento dal Suo amore.
È festa, dunque, di lieti annunci il Natale, ma non è mai festa di facili consolazioni. Sappiamo benissimo che quel Gesù che nasce oggi sarà il Crocifisso risorto, il Dio che non “salta” la morte, ma la attraversa distruggendola con la sua offerta d’amore. Non consolazione in questa notte, allora, ma perseveranza nella fede, che ci chiede di esercitare la nostra responsabilità di fronte alla storia, e in particolare di fronte all’uomo che soffre, che è l’italiano senza ancora una casa dopo l’ultimo terremoto che ha distrutto l’opera delle sue mani, ma sono anche i 333 migranti in
mare, che non hanno ancora un porto sicuro dove approdare.
Sui volti degli uomini, di tutti gli uomini, che soffrono noi vediamo riflesso il volto del Cristo, che con la sua famiglia non trovò “posto nell’alloggio“ e fu deposto in una mangiatoia. È la nota stonata di ogni Natale, in barba a quanti lo hanno trasformato in festa mielosa e sdolcinata, in festa per bambini viziati e sempre più esigenti. Non c’è posto ancora oggi per quel Bambino, perché non c’è posto per i migranti, non c’è posto per i poveri, non c’è posto per chi cerca lavoro, non c’è posto per le donne che desiderano vivere la maternità e al tempo stesso non perdere il lavoro, non c’è posto per i giovani, che devono “togliersi dai piedi“ e andare altrove a cercare fortuna.
Eppure, Gesù continua a nascere, fosse anche in una mangiatoia. In fin dei conti Dio riesce sempre ad aprire qualche varco nei cuori induriti degli uomini. Non per sempre, allora, i cuori sono insensibili, refrattari, ostili, ma anche là dove si è sperimentata la durezza di cuore, può farsi varco
una promessa di accoglienza, di disponibilità, di rinascita. Mai bisogna, dunque, disperare della salvezza propria e degli altri: in ogni uomo può sempre fiorire una nuova primavera. Nulla è perduto finché camminiamo su questa terra. La celebre figura di Fra’ Cristoforo, ne “I Promessi
Sposi” del Manzoni, l’esempio evidente di una conversione possibile.
“Oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Gesù“. È l’annuncio gioioso che l’angelo dà ai pastori che “vegliavano tutta la notte“ e che ripete a noi che vegliamo in questa notte. In Gesù nessuno più sarà abbandonato o devastato dal male e dal peccato, anzi in lui l’umanità sarà riscattata e “sposata“, cioè amata come lo sposo ama la sua sposa. Lasciamoci amare così come siamo senza resistenze e senza complessi di colpa, certi che solo l’amore può guarire le ferite e rimettere in piedi.
Natale del Signore – messa della notte 2018
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