Tradizionalmente la terza domenica di Avvento è la domenica della gioia, la domenica “Gaudete”: il profeta Sofonia nella prima lettura invitava la figlia di Sion a rallegrarsi, a gridare di gioia, ad esultare e ad acclamare con tutto il cuore; anche Paolo ai Filippesi sottolineava con forza la chiamata ad essere lieti nel Signore.
La gioia cristiana non è un semplice fatto emozionale, umorale, passeggero.
Risiede in una certezza di fede. Il profeta Sofonia diceva: “Il Signore è in mezzo a te… (è nel tuo grembo, alla lettera), non lasciarti cadere le braccia”. Paolo assicurava che “il Signore è vicino “, perciò non
dobbiamo angustiarci, ma essere sempre lieti. È la vicinanza, la presenza, la relazione con il Signore che genera gioia, letizia, serenità nel cuore dell’uomo.
Una fede senza gioia o che non genera gioia intorno a sé è una fede senza il Signore. E quando non c’è il Signore, la fede dell’uomo si riempie di altro: di superstizioni, di regole fredde e insensate, di precetti inutili, di formalismo religioso, di immoralità.
Quando non c’è il Signore nella nostra vita, si diventa “devoti atei”. Per questa ragione, la figura del Battista, che ritorna anche in questa domenica, ci ricorda l’urgenza e la necessità di convertirsi, ossia di decidersi per “Colui che è più forte”, per Cristo, di scegliere di assumere il suo Vangelo come metro e bussola della propria vita.
E chi sceglie diventa adulti, cresce, non è “pula” – scarto – che “brucerà … con il fuoco inestinguibile”, ma grano buono.
I segni evidenti della conversione ce li indica il Battista. Sono essenzialmente tre.
Alle folle che gli chiedevano cosa fare egli anzitutto indica la via della solidarietà e della condivisione.
Non trattenere solo per te, ma sappi dividere il tuo pane con gli altri.
E non è forse vero che – come dice Gesù in un altro luogo – “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”?
Solidarietà e condivisione fanno sperimentare gioia a chi dà e a chi riceve ed è la stessa gioia di chi crede e aderisce ad un Dio che ha scelto di condividere tutto se stesso con noi.
Ai pubblicani il Battista – in seconda battuta – indica la via della giustizia e dell’equità.
Fare quello che si deve fare senza prendere di più, essere responsabili del benessere degli altri, anche di quelli che verranno dopo di noi.Dove c’è giustizia, c’è armonia che dona pace al cuore degli uomini.
In ultimo, ai soldati Giovanni chiede di superare la prepotenza, il domino sugli altri con la serena contentezza di quello che si ha. Rinunciare alla violenza sull’altro, violenza di parole, di giudizi, di atteggiamenti, rende il cuore più libero e sereno.
contentezza di quello che si ha. Rinunciare alla atteggiamenti, rende il cuore più libero e sereno.