In questa Solennità, che chiude l’anno liturgico, la liturgia ci fa confrontare con una domanda, quella di Pilato, presente nel Vangelo secondo Giovanni. Una domanda “imbarazzata”, perchè evidenzia lo stridente contrasto esistente tra Gesù e l’essere Re secondo la mentalità del mondo. “Sei tu il Re dei Giudei?”. Ha ragione da vendere Pilato: questo Gesù, che oggi acclamiamo come Re non dei Giusti soltanto, ma dell’Universo, è un Re al contrario, perchè è un Dio al contrario.
Tre vie ci indica questo Re quali corsie preferenziali per stargli dietro. La prima è quella della “mitezza”. Dice Gesù a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto… ma il mio regno non è di quaggiù”. La differenza prima sta nel fatto che Egli non si presenta con i segni della violenza, ma con il segno forte della mitezza. Chi utilizza il Nome di Dio per giustificare violenza e odio bestemmia. I terroristi non agiscono in nome di Dio e la loro religione non ispira la violenza: questi non credono in nessun Dio, ma usano la religione per strumentalizzare poveri e disperati. Chiunque odia ed è violento non crede in Dio. San Paolo nella lettera ai Romani ribadisce: “Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”.
La seconda via è la “testimonianza della Verità”. Gesù infatti dice a Pilato: “Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità”. Ora, la Verità, nel Vangelo secondo Giovanni, è la rivelazione di Dio. Gesù è venuto a testimoniare il volto di Dio, a narrarcelo, a mostrarci la distanza abissale tra le nostre idee di Dio e il suo vero volto. Dichiarandosi testimone della Verità, Gesù afferma che la verità di Dio va solo testimoniata, non imposta: Dio, pur mostrandosi, non s’impone a nessuno, ma rimane appello per l’uomo libero. In questo solco dobbiamo anche noi muoverci senza mai pretendere di convertire nessuno, ma sempre scegliendo di stare dalla parte della verità, di fare scelte, anche controcorrente, che però diventano segno di un’altra regalità.
La terza via è quella “dell’amore che paga di persona”, come ci ricorda l’Apocalisse nella seconda lettura odierna. Egli – Gesù – “ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue”. Non ci ha amato né ci ha riscattato con il sangue di altri, ma pagando di persona. C’è un solo modo per costruire una società migliore e una sola logica da adottare: metterci la faccia come cristiani, non nel senso di cercare visibilità agli occhi del mondo perchè tutti parlino di noi, ma nel senso di adottare la logica del dono di sé. Bisogna imparare a dire: “Io sono disposto a pagare di persona”, e allora nascerà qualcosa di nuovo.