29ª DOMENICA “per annum” – B

 

La pagina evangelica di questa domenica si colloca subito dopo il terzo annuncio di Gesù ai suoi discepoli a proposito della sua Passione-Morte-Risurrezione. Ancora una volta il brano di Marco riporta una incomprensione dei discepoli. Gesù parla di una vita consegnata, donata per amore a Dio e ai fratelli e i discepoli sono abitati da sentimenti di supremazia, di invidia e di gelosia.

Vorrei concentrare la mia e nostra attenzione su tre parole di Gesù che Marco riporta nella seconda parte della pagina odierna.

“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così”.

L’invito di Gesù è a non vivere come vivono tutti e a non ritenere impossibile il cambiamento. Non si può essere disperatamente rassegnati dinanzi al male, alla violenza, alla prepotenza, al sopruso, alla menzogna. Il cristiano non può snocciolare alla stregua degli altri i grani di un rosario molto diffuso che ci fa ripetere: “Le cose non si possono cambiare, perchè devono andare così”; “Sei pazzo a voler fare diversamente? Prima o poi sei schiacciato!”; “Fanno tutti così”. Serpeggia ovunque il veleno della rassegnazione, che omologa e uccide la libertà e la creatività dell’uomo.

Gesù, invece, con quel “però” annuncia un Evangelo: è possibile fare diversamente, è possibile percorrere altre vie! Siamo invitati ad offrire il nostro contributo, unico e irripetibile, per fare diversamente, per percorrere le strade nuove del perdono, della gratuità, dell’accoglienza, della verità, della pace, della giustizia.

Ma in cosa consiste il “fare diversamente”? “Il Figlio dell’uomo è venuto … per servire, cioè per dare la vita in riscatto per molti”. Egli contrappone alla logica dell’arrivismo, della prepotenza e dell’arroganza, alla legge della giungla la via del servizio, inteso però quale dono totale di sé agli altri. Giocarsi per gli altri non è una via perdente, ma vincente. Giocarsi per gli altri nella disponibilità, nella gratuità, nel dono senza riserve e senza calcoli è la vera felicità dell’uomo. L’uomo non sarà felice quand’anche possedesse il mondo intero, tutta la conoscenza, tutte le ricchezze. L’uomo sarà felice quando avrà donato se stesso, il suo tempo, le sue energie, la sua creatività, le sue risorse per amore.

Ora, giocarsi per gli altri – lo ribadiamo – non è una via perdente. Gesù oggi dice: “Chi vuole essere grande … chi vuole essere primo”. Gesù non ci invita a giocare a ribasso, a restare nelle retrovie. Il cristianesimo non è la via dei falliti, della marginalità. Siamo piuttosto invitati all’eccellenza. Giocarsi per gli altri significa raggiungere un’eccellenza che nessuno mai potrà strapparci.

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